candele_200Il risultato del nostro impegno e di chi ha cuore i diritti umani è dimostrato dalle buone notizie che ci arrivano ogni giorno: prigionieri politici liberati, condanne a morte commutate, sgomberi forzati fermati e tanto altro.

 

Care e cari,

in questi giorni diversi giornali e radio hanno pubblicato “Le migliori Buone Notizie del 2011” diffuse da Amnesty International (le potete trovate tutte sul sito www.amnesty.it).

 

Foto_01È importante che anche noi ci ricordiamo dei risultati importanti ai quali le campagne di Amnesty contribuiscono giorno per giorno, tutto l’anno: la liberazione di Zaganar, il famoso attore birmano adottato come prigioniero di opinione da diversi gruppi italiani, la condanna del colonnello che aveva ordinato ai suoi soldati di stuprare 35 donne in un villaggio nella Repubblica Democratica del Congo, il successo della pressione sulle autorità ciadiane che hanno rinunciato ad un programma di sgomberi forzati che avrebbe colpito 10.000 persone.

 

Le azioni di ognuna e ognuno di noi, moltiplicate per il numero di persone che le fanno insieme a noi, possono ristabilire i diritti politici di un attivista, fare giustizia su crimini gravissimi e anche – e forse è questo l’impatto più importante – evitare che gravi violazioni accadano.

 

Il lavoro di tutte e tutti voi, attiviste, attivisti e persone di staff ha contribuito a raggiungere tanti risultati e tanti li raggiungeremo ancora, insieme.

Vorrei ringraziarvi per questo e incoraggiarvi ad approfittare di questi giorni di festa per ricordare l’utilità del lavoro di Amnesty ai vostri famigliari e amici. E se per caso accendete il computer: ricordatevi di firmare gli appelli urgenti!

 

Con i migliori auguri per un Natale gioioso e per un anno di pace, entusiasmo e solidarietà!

 

Christine Weise – Presidente Sezione Italiana Amnesty International

 

Leggi le migliori buone notizie del 2011.

 

Prigionieri di coscienza – Tunisia

Il 19 gennaio le autorità tunisine hanno disposto il rilascio di tutti i prigionieri politici e di coscienza. Tra i prigionieri rilasciati, figurano il giornalista Fahem Boukadous e l’attivista Hassan Ben Aldallah. Entrambi erano stati arrestati in relazione alle proteste scoppiate nella regione meridionale di Gafsa, nel 2008. Accusati di “appartenenza a un’associazione criminale” e di “aver fatto parte di un’organizzazione avente l’intento di attaccare proprietà o persone”, erano stati condannati a quattro anni di carcere al termine di un processo iniquo. Boukadous, già prigioniero di coscienza tra il 1999 e il 2001, era stato anche accusato di “diffusione di informazioni suscettibili di danneggiare l’ordine pubblico”.

 

Prigionieri di coscienza – Cuba

Il 4 febbraio Guido Sigler, attivista per i diritti umani, è stato rimesso in libertà dopo quasi otto anni di prigionia. Era stato arrestato nel marzo 2003, nell’ambito di un vasto giro di vite contro il dissenso, e condannato a 20 anni di carcere per reati di opinione, sulla base della Legge 88 sulla sicurezza nazionale.

Il 12 febbraio il governo ha ordinato la scarcerazione di due prigionieri di coscienza, Hector Maseda e Angel Moya, entrambi condannati nel 2003 a 20 anni di carcere e adottati da Amnesty International.

Il 23 marzo sono stati rilasciati Felix Navarro e José Ferrer, prigionieri di coscienza adottati da Amnesty International. Arrestati nella repressione del marzo 2003, erano stati condannati a 25 anni di carcere per reati contro la sicurezza e l’indipendenza del paese.

Violenza contro le donne – Repubblica Democratica del Congo

Il 21 febbraio il colonnello Kibibi Mutware è stato giudicato colpevole di aver ordinato lo stupro di 35 donne del villaggio di Fizi, nell’est del paese, assaltato nel corso di un’operazione militare delle forze armate congolesi. Si è trattato della prima condanna emessa da un tribunale congolese, dopo decenni d’impunità, per uno stupro di massa.

 

Pena di morte – Stati Uniti d’America

Il 9 marzo, dopo una moratoria sulle esecuzioni durata 11 anni, l’Illinois è diventato il sedicesimo stato degli Usa ad abolire la pena di morte. Il governatore Pat Quinn, nel prendere la decisione, ha anche commutato le condanne a morte degli ultimi 15 prigionieri in attesa di esecuzione.

Il 22 novembre il governatore dello stato dell’Oregon, Usa, John Kitzhaber, ha annunciato che non permetterà che venga eseguita la condanna a morte di Gary Haugen, prevista il 6 dicembre, né quella di qualsiasi altro detenuto nel braccio della morte, durante il suo mandato.

Il 7 dicembre l’Ufficio del procuratore di Philadelphia (Pennsylvania) ha comunicato che rinuncerà a chiedere la pena di morte per Mumia Abu-Jamal, il giornalista e attivista arrestato il 9 dicembre 1981 e condannato alla pena capitale per l’omicidio di un agente di polizia.

 

Sparizioni – Argentina

Il 31 marzo il generale in pensione Eduardo Cabanillas è stato condannato all’ergastolo per aver diretto nel 1976 il centro “Automotores Orletti” di Buenos Aires, dove furono torturati e uccisi prigionieri politici provenienti da altri paesi sudamericani.

Il 14 aprile l’ex presidente Reynaldo Bignone, al potere tra il 1982 e il 1983, è stato condannato all’ergastolo per i crimini commessi durante la dittatura.

Il 16 maggio otto ex militari, che il 13 dicembre 1976 parteciparono alla fucilazione di 15 prigionieri nella località di Margarita Belén, sono stati condannati all’ergastolo per crimini contro l’umanità.

 

Prigionieri di coscienza – Azerbaigian

Eynulla Fatullayev, uno dei più noti giornalisti del paese, è stato rilasciato il 26 maggio. Amnesty International lo aveva adottato nel 2007, avviando una campagna per la sua scarcerazione, dopo che era stato condannato per diffamazione e terrorismo unicamente a causa dei suoi articoli.

 

Giustizia internazionale – Balcani

Il 23 febbraio il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (Tpij) ha condannato a 27 anni di carcere Vlastimir Djordjevic, un ex alto dirigente di polizia e funzionario del ministero degli Interni della Serbia, giudicato colpevole dell’omicidio, nel 1999, di almeno 724 kossovari albanesi, molti di quali civili non armati, e del successivo spostamento in Serbia di almeno 900 corpi, per impedire che si venisse a conoscenza del massacro. Djordjevic è stato giudicato colpevole anche della deportazione di almeno 200.000 kossovari albanesi.

Il 14 aprile il Tpij ha condannato rispettivamente a 24 anni e a 18 anni di carcere Ante Gotovina e Mladen Markac, due generali dell’esercito croato, per i crimini contro l’umanità commessi nel corso dell’Operazione tempesta, con cui tra l’agosto e il novembre 1995 la Croazia riconquistò la regione della Krajina compiendo massacri e deportando dal territorio la popolazione serba.

Il 26 maggio Ratko Mladic, sospettato di crimini di guerra in relazione a quanto accaduto a Srebrenica nel 1995, quando vennero uccisi almeno 8000 musulmani, è stato arrestato in Vojvodina, provincia  settentrionale della Serbia, e poi trasferito al Tpij.

Il 20 luglio Goraz Hadzic, l’ultimo principale indiziato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità nei Balcani ancora latitante, è stato arrestato in Serbia, con le accuse di omicidio, imprigionamento e riduzione in lavoro forzato di civili croati e di altra nazionalità non serba residenti nella Slavonia orientale, tra il 1991 e il 1993.

Il 6 settembre il Tpij ha condannato a 27 anni di carcere Momcilo Perisic, ex capo dell’esercito jugoslavo, per crimini contro l’umanità e crimini di guerra durante l’assedio di Sarajevo dal 1992 al 1995 e il genocidio di Srebrenica del luglio 1995. È stato anche condannato per non aver punito i suoi sottoposti responsabili dell’uccisione e del ferimento di civili nel corso degli attacchi con i razzi contro la capitale della Croazia, Zagabria.

 

Prigionieri di coscienza – Federazione russa

Il 27 luglio Aleksei Sokolov è stato rilasciato dopo oltre due anni di detenzione. Fondatore di un’organizzazione non governativa per i diritti umani, Sokolov era stato arrestato il 13 maggio 2009. Prigioniero di coscienza adottato da Amnesty International, stava scontando una condanna a tre anni per le pretestuose accuse di furto e rapina.

 

Prigionieri di coscienza – Iran

Il 27 agosto, in occasione della fine del Ramadan, la Guida suprema Ali Khamemei ha concesso la grazia a circa 70 prigionieri di coscienza e prigionieri politici, condannati per vaghi reati “di sicurezza” tra i quali la partecipazione alle proteste che seguirono, nel giugno 2009, alle contestate elezioni presidenziali. Tra le persone tornate in libertà figurano il dottor Arash Alaei, Milad Asadi e Mohammad Pour Abdollah, per il cui rilascio Amnesty International aveva lanciato una campagna.

 

Prigionieri di coscienza – Myanmar

Il 12 ottobre oltre 200 prigionieri politici e prigionieri di coscienza sono tornati in libertà a seguito di un’amnistia disposta dal governo. Tra i rilasciati figurano il noto attore Zarganar, la sindacalista Su Su Nway e l’attivista studentesco Zaw Htet Ko Ko, al centro in questi anni di numerose azioni delle attiviste e degli attivisti della Sezione Italiana di Amnesty International.

 

Discriminazione – Italia

Il 16 novembre il Consiglio di stato ha dichiarato illegale la cosiddetta “emergenza nomadi”, in vigore dal maggio 2008. Lo “stato d’emergenza in relazione agli insediamenti nomadi”, proclamato in Lazio, Campania e Lombardia e nel 2009 esteso anche a Piemonte e Veneto, ha facilitato sgomberi forzati e altre violazioni dei diritti umani ai danni delle comunità rom residenti in Italia.

 

Pena di morte – Repubblica popolare cinese

Il 23 novembre, dopo una revisione del processo, la Corte intermedia della città di Dandong ha commutato la condanna a morte di Leng Guoquan in ergastolo. Guoquan era stato condannato alla pena capitale nel 2009, al termine di un processo iniquo e a seguito di confessioni estorte con la tortura, per il suo presunto coinvolgimento in una rete di trafficanti di stupefacenti.

 

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