amnesty rivistaÈ uscito il secondo numero del 2016 di I AMNESTY, il trimestrale sui diritti umani di Amnesty International. Questo numero è dedicato al lavoro per i diritti umani e ai rischi che questo comporta: un approfondimento con il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury e con il giornalista di Famiglia Cristiana, Roberto Zichittella, che propongono un’analisi del Rapporto 2015-2016 di Amnesty International, dal quale emerge come i diritti umani sono sotto attacco nel mondo, così come chi li difende.

 

 

Il secondo numero contiene anche una bella intervista a Roberto Saviano, testimonial della campagna “Here’s to you” dedicata a tutti i Sacco Vanzetti di oggi, in cui parla dell’importanza del ruolo dei difensori dei diritti umani e di continuare a “parlare, testimoniare e coinvolgere” per “cambiare le cose”. Accanto alla sua, anche l’intervista a un altro importante sostenitore della campagna, Giuliano Montaldo, regista del film “Sacco e Vanzetti”.

 

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Su I Amnesty anche un aggiornamento su tutte le attività organizzate da Amnesty International in occasione della Giornata internazionale della donna e su come sta proseguendo la campagna “Stop alle spose bambine”.

E ancora un’interessante intervista a Grazia Serra, nipote di Francesco Mastrogiovanni, l’insegnante morto durante un trattamento sanitario obbligatorio nel 2009; un articolo di Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di difesa e sicurezza, sull’esportazione di armi italiane in Yemen e un reportage del giornalista Ivan Grozny Compasso sulla censura in Messico.

All’interno di questo numero, poi, troverete l’intervista ad Adolfo Durante, vincitore del Premio Amnesty Italia Emergenti dello scorso anno con il suo brano “Libertà”.

 

 

Adolfo Durante

Nell’intervista l’artista racconta del forte legame che si è creato con Amnesty International grazie al festival: Voci per la Libertà è stata un’esperienza unica, attraverso la quale ha potuto raccontare la voglia di riscatto per coloro che sono prigionieri di ingiustizie e soprusi, oltre che una possibilità per condividere un messaggio di speranza e di solidarietà con un pubblico estremamente partecipe e una comunità di artisti con gli stessi obiettivi. Imminente è l’uscita del nuovo singolo “Una voce per te”, ispirato alla lettera scritta da Doudi, figlio del blogger saudita Raif Badawi e coprodotto da Voci per la Libertà – Una Canzone per Amnesty.

 

 

 

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copertina secondo numero i amnesty

 

 

EDITORIALE

 

marchesi presidente amnesty italiaCara amica, caro amico,

c’è una difficoltà in più che emerge con chiarezza dalla lettura dell’introduzione al nuovo “Rapporto 2015-2016” di Amnesty International, che rende ancora più complicato affrontare le guerre combattute a suon di bombe sui civili, la barbarie dei gruppi terroristici e le risposte sbagliate degli stati a quella barbarie, il trattamento (quantomeno ingeneroso, spesso brutale) riservato a chi tenta di mettersi in salvo. Si tratta dell’indebolimento, intenzionale o perlomeno consapevole, del sistema internazionale di protezione dei diritti umani, di tutela dei civili nei conflitti armati, di giustizia penale per i crimini contro l’umanità.

Quel sistema viene ormai considerato da molti stati come un ostacolo, non più come uno strumento per riaffermare con forza valori condivisi dalla comunità internazionale. E di fronte ai colpi subiti si è rivelato fragile, troppo debole per arginare il dilagare della discriminazione, dell’abuso, della violenza. Ciò vale per le agenzie delle Nazioni Unite che si occupano di diritti umani, dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani a quello per i rifugiati, che non ottengono la collaborazione indispensabile per svolgere nel migliore dei modi la loro funzione. Vale per i sistemi regionali di protezione dei diritti umani, compresi quelli europeo e interamericano, assai avanzati e consolidati da parecchi decenni, da cui diversi stati si chiamano fuori o minacciano di farlo. Vale per i tribunali penali internazionali,a cominciare dalla Corte penale internazionale, un tempo fortemente sostenuta dagli stati africani ed europei, che oggi deve fare i conti con la mancata collaborazione degli uni (che ricevono con tutti gli onori il presidente sudanese Al Bashir, anziché arrestarlo e spedirlo all’Aia) e l’appoggio politico ed economico sempre più timido degli altri.

In questa situazione, di fronte alla debolezza delle garanzie istituzionali, la responsabilità del movimento
“popolare” per i diritti umani, degli attivisti e dei difensori e di Amnesty International fra loro, non può
che crescere. E da parte nostra, mentre continuiamo a sollecitare un cambiamento di atteggiamento della comunità internazionale, faremo il possibile e l’impossibile per essere all’altezza.

 

Antonio Marchesi, Presidente di Amnesty International Italia