Abbiamo radunato un po’ di punti di vista su questa undicesima edizione di Voci per la Libertà, cercando di non essere troppo autoreferenziali e allo stesso tempo lasciando fluire i diversi tagli e approcci senza interventi o aggiustamenti. Ci auguriamo apprezziate il nostro collage memorial-fotografico, e che possa comunicarvi almeno parte dell’entusiasmo che si è respirato a fine luglio a Villadose…
A me il compito di scavare negli animi e raccogliere le prime dichiarazioni dei musicisti dopo l’adrenalinica esibizione, per mostrare al pubblico al di là della scena quanto i testi non dicono, quanto gli artisti sono al di là del quarto d’ora di performance. “Oh, scusa… siamo sudatissimi!” e “Che domande ci fai? Non sono difficili, vero!?” sono le primissime parole, a telecamera ancora spenta, dei gruppi catapultati da Sandro, nostro grandissimo direttore di palco, nella tenda del backstage. Il clima amichevole s´instaura in un nanosecondo: persone di spessore, con tanto da raccontare (Elena Vittoria, Proxima Luna, Skaramanzia, Purautopia, Trois Fois Rien, U_led, Orlando Andreucci), si alternano a più timide e introverse (Terramaris, Vote For Saki, Ultimavera); non potevano poi mancare i gruppi la cui goliardia contagiosa trasborda oltre ogni limite (Me, Pek e Barba, Analisilogica). Curiosità, emozioni legate al pezzo presentato a Voci per la Libertà, cosa ha fatto scattare la scintilla tra Amnesty e dei ragazzi assolutamente in gamba, tra sorrisi e parole semplici.
di Elisa Orlandotti
(dizionario personale VxLiano)
A come Amnesty: e l’ elenco non poteva cominciare che così.
B come Bambini: quelli che correvano e ballavano al sabato sotto il palco.
C come Canzoni: alcune belle altre meno, ma tutte con un messaggio giustissimo.
D come Dose-Villa: quasi una specie d’ Area 51 dove pensi ci sia il nulla e invece…
E come Elisa: perché è tutto merito suo se c’ero.
F come Festival: ovvero l’ orgoglio del gemellaggio tra VxL e MnA.
G come Giuria: la mia seconda giuria, la più importante, felice di averne fatto parte.
H come House-Club Rugby Villadose: perché hanno ospitato VxL e perché la polenta era buonissima.
I come Idee: quelle che mi sono venute lì pensando a MnA.
L come Lionello-Michele: un GRANDE con la G e anche il resto maiuscolo, punto e basta.
M come Magazzeno bis: Michele, GianLuca ,ecc…genio e sregolatezza…c’ è e ci sarà da divertirsi, chissà se…
N come Nuova Smeralda: ovvero l’ albergo dove ho dormito, mangiato, chiacchierato…ce ne sarebbero tante da dire…ma sempre in meglio.
O come Orlando Andreucci: per me meritava la finale e anche qualche premio ma qualcuno prima di me ha deciso di no, pazienza.
P come Patrizia: una delle tante bellissime persone che ho conosciuto.
Q come: Quando smette il DJ ?: oh, l’ idea era buona però il tunz-tunz mentre si mangia….
R come Rosso: il colore del pelo del gatto che ho incontrato e fotografato nel primo pomeriggio davanti al comune di Villadose.
S come Subsonica: per quanto mi piacevano come musicisti quanto ora li ammiro anche come persone.
T come Tranquillità: quella che regnava dappertutto, serenità, voglia di stare insieme.
U come Ubriacatura da spritz: bè non proprio ubriacatura, ma potendo…
V come Volontari: perché sono stati stragentili e bravissimi dal primo all’ ultimo, da applausi.
Z come Zanzare: embè c’ erano pure loro, fastidiose, bastarde, però…
di Aldo Foschini
mercoledì 16/07: ‘Le prime note’, la serata neofita del festival che ha ospitato le esibizioni di quattro band giovanili delle scuole di musica contemporanea del territorio. Anathema angelica, Pms Pro music students, Soundwave morning, Ultima fase e Punto fisso. I primi hanno presentato melodie ‘gothic’ con arrangiamenti metal; ‘Pro Music School’, una scuola di musica rodigina, ha portato due band formate da studenti di età, studi, professioni, ascolti e culture musicali sempre differenti ma capaci di esprimere appieno il concetto del ‘fare musica’. Soundwave morning ha invece regalato sonorità principalmente indie e alternative cercando di inserire nelle proprie canzoni ritmi coinvolgenti e ricchi di energia. L’ultimo gruppo ha invece affronta un altro genere musicale, l’hip hop, via via mischiandolo con altri generi come la dancehall e la drum’n’bass. Un laboratorio di musica per incentivare i più giovani e il territorio ad avvicinarsi al progetto Voci per la libertà, e, dunque, ai diritti umani.
Segni particolari: la bontà del cibo segna l’inizio di una lunga collaborazione con il ‘Club house Alberto Fornasiero’.
giovedì 17/07: Dopo l’aperitivo con i Bonebreaker Gentlemen, la serata segna l’inizio delle semifinali del concorso ‘Voci per la libertà-Una canzone per Amnesty’, nato nel 1998 in occasione del cinquantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, con l’intento di diffonderne i principi tramite la musica. Gianni Brazzo e Michele Orvieti hanno presentato le esibizioni di Elena Vittoria (folk rock – Bergamo) con la canzone ‘Peacock’, Me, pek e barba (folk rock – Parma) con ‘La nevicata’, Proxima luna (pop rock – Ferrara) con ‘Rive Gauche’, Skaramanzia (ska/punk – Ragusa) con ‘La luche sigue’. Alla fine la ciliegina sulla torta: l’autorevole presenza (e musica) di Giorgio Canali e dei Rossofuoco, il gruppo che lo accompagna in studio e in concerto sin dal secondo album, ‘Rossofuoco’. Un pezzo di storia della musica italiana che ha collaborato con i mitici Noir Desir, che ha fato parte di CSI e PGR e che ora supporta Le luci della centrale elettrica.
Segni particolari: sono state rilevate a Villadose speci di zanzare introvabili anche nelle foreste tropicali della Patagonia. La catalogazione è ancora in fase work in progress.
venerdì 18/07: Aperitivo e postconcerto liveset: Kreyk (minimal techno/idm). Seconda serata di semifinali del concorso: è il turno di Analisilogica (pop rock – Milano) con ‘L’inviata’, Purautopia (folk rock – Roma) con ‘Cara mammina’, Ultimavera (pop rock – Frosinone) con ‘Spostamenti di massa’, Vote For Saki (psycho pop – Macerata) con ‘I’m angry’.
A seguire il suggestivo (suggestionabile?!) concerto di Paolo Benvegnù. Un concerto caldo, quasi accogliente, con brani tratti dagli album ‘Piccoli fragilissimi film’ e ‘Le Labbra’. Al termine il cantautore, bresciano di nascita ma fiorentino di adozione, è sceso dal palco per cantare un paio di canzoni in mezzo al pubblico e regalare momenti di pura ironia. Non è infatti facile inventare sul momento una canzone con alcune parole scelte dal pubblico, soprattutto se si tratta di ‘stipsi’ ed ‘ebefrenico’.
Segni particolari: il Mago Sisco – in borghese – intratteneva i clienti del banchetto di Voci per la libertà con giochi di prestigio. Taglio del panettone, dolce dall’aroma prettamente estiva, per lo staff di Voci per la libertà.
sabato 19/07: Dopo l’intrattenimento-aperitivo di Riddim Guerrilla (dub), inizia la terza serata di semifinali del concorso con U_led (hip hop cantautoriale – Napoli) e il suo ‘Paura’, Orlando Andreucci (canzone d’autore – roma) e ‘2455’, Terramaris (world music – Roma) e ‘Lampedusa’, Trois Fois Rien (arzigogotroisfoisrock – Parigi) e ‘Tarantelle noire’. A seguire i Makako Jump, la band triestina testimone dello ska italiano che ha da poco pubblicato il disco Mi Queso es tu Queso, condito di ‘pop in levare’ e del loro personalissimo PartyReggae, con puntate verso Rock, Dub e Soul. A conclusione, la proclamazione dei semifinalisti dell’undicesima edizione: PuraUtopia, Proxima Luna, Elena Vittoria, Terramaris, Ultimavera e Trois Fois Rien.
Segni particolari: a fine serata, lo staff di Voci per la libertà, impazzito, faceva riscaldamento a piedi scalzi lungo la pista del campo comunale di rugby.
domenica 20/07: aperitivo subsonico e liveset neuronic (elektrofunk), sotto la suggestiva cornice del portico del Municipio di Villadose. I Subsonica, vincitori del Premio Amnesty Italia, sono stati premiati come autori del miglior brano sui diritti umani del 2007, Canenero, relativo al vergognoso tema della violenza contro i bambini. << Canenero è ispirato a Paola C, la protagonista del libro di Giuseppe Genna che vive ogni notte il trauma della mandibola schiumante di un cane nero>>. Non poteva mancare il presidente della sezione italiana di Amnesty International Paolo Pobbiati:<<Questo Festival espone gli aspetti migliori della natura dell’uomo, come l’arte e la creatività, per contrastare il peggio che riesce a fare la natura umana, la violazione dei diritti umani>>, ha dichiarato.
Durante la serata, in primis, l’esibizione dei sei gruppi finalisti. A seguire il ‘cielo su Villadose’ ha retto ogni pronostico di maltempo e ha gentilmente concesso il piccolo live acustico offerto da Samuel Romano (voce) e Max Casacci (chitarra). ‘Sole silenzioso’, ‘Coriandoli a Natale’, ‘Canenero’ e una cover di Bob Marley, sono state la canzoni che hanno allietato le orecchie del numerosissimo pubblico presente.
La parola è passata obbligatoriamente ai diritti umani grazie alle letture di ‘Poesie da Guantanamo’ da parte di Savino Zaba, conduttore di ‘Music@’ (Raiuno) e ‘Ottovolante’ (Radio2), e di alcune testimonianze di donne violentate tra le mura domestiche da parte di Patrizia Vita dell’Ufficio comunicazione di Amnesty Italia.
Elena Vittoria, Ultimavera e Proxima Luna sono stati, infine, gli artisti premiati. La prima, cantautrice di Bergamo, si è aggiudicata il premio ‘Una Canzone per Amnesty’ per la canzone ‘Peacock’ e ha ricevuto il premio da Paolo Pobbiati, presidente di Amnesty-Italia. Elena Vittoria ha dichiarato che la sua <<è una poesia surreale, nata dagli eventi occorsi in Myanmar lo scorso inverno e filtrati attraverso la mia vena onirica. Spicca la figura femminile di Aung San Suu Kyi, che incarna il mantra e l’amore, gioiello di cui parla la mia Peacock>>. Il numerosissimo pubblico presente ha votato per i ferraresi ‘Proxima Luna’ e la loro ‘Rive Gouche’ che ha ricevuto il ‘Premio della giuria popolare’, mentre il ‘Premio della critica’ è stato vinto da ‘Spostamenti di massa’ degli Ultimavera di Frosinone.
Segni particolari: che emozione vedere i Subsonica girare indisturbati per il festival! Lo staff di Voci per la libertà decide di richiedere il marchio registrato per l’espressione del presidente Giovanni Stefani <<E’ stato un grande festival>>.
lunedì 21/07: dopo la performance firmata Diego b (minimal tech) durante l’aperitivo, è stata la volta della serata ‘Nottevolmente indipendente’ firmata dalla triplice esibizione di D’istantidistanti, Revo e Lombroso. Rispettivamente: il progetto ‘solista’ del cantante dei già conosciuti Malastrana, cinque padovani reduci dall’uscita del loro primo disco, ‘We are Revo’ e, a tre anni dall’ esordio, il ritorno del power duo d’ eccezione (Dario Ciffo e Agostino Nascimbeni) che con il loro disco ‘Credi di conoscermi’ (Mescal 2007) ha portato nuova linfa alla musica indipendente Italiana…
Segni particolari: la danza del sole effettuata il giorno precedente dallo staff di Voci per la libertà è stata talmente potente da scongiurare il temporale che minacciava Villadose con probabilità di precipitazione pari al 90%. Sandro Cacciatori nella duplice veste di presentatore e di cantante dei D’istantidistanti è candidato dalla giuria popolare come presentatore della dodicesima edizione.
di Martina Barin
Il Concorso Voci per la libertà è nato quando io sono entrata in Amnesty, ben 11 anni fa, anche se la mia collaborazione è iniziata solo nel 2003, anno in cui è stato istituito il Premio Amnesty Italia (PAI). La Sezione Italiana di Amnesty International deve molto a questo concorso; se attualmente ci sono collaborazioni con alcuni artisti importanti come Fossati, Modena City Ramblers e Paola Turci è merito del PAI e di tutto l’impegno che lo staff di Voci ci ha messo. Amnesty e la musica camminano fianco a fianco da tanti anni e per la Sezione Italiana Voci per la libertà è la conferma di questo sodalizio musicale, fondamentale per far arrivare il tema dei diritti umani laddove non riusciamo con altro. Quest’anno ho vissuto per la prima volta il festival dall’inizio, entrando in contatto con gli artisti già dalla prima sera, avendo la possibilità di ascoltare i brani e confrontandomi con la giuria anche in modo acceso, arrivando a una decisione sul vincitore all’unanimità. Non c’è stata una cosa fuori posto nonostante gestire i big del PAI non sia stato sempre facile; all’ultimo minuto ancora mancava questo o quel dettaglio anche se il lavoro era iniziato molti mesi prima. Forse è stato questo che ha reso speciale ogni edizione, oltre alla consapevolezza che la professionalità di chi stava intorno al palco avrebbe risolto ogni problema. Forse la maggior parte del pubblico era lì per ascoltare buona musica e non le campagne di Amnesty, ma ci si rendeva conto facilmente che l’attenzione era alta quando, dal palco, Amnesty raccontava della campagna diritti umani in Cina o del 60mo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani (la mia voce tremolante ne è la prova!). Ed era questo l’obiettivo di Amnesty; anche se solo pochi dei presenti alle serate hanno messo una firma o acquistato una maglietta, per noi è stato un successo e questo accade sempre, ogni anno di più. Eleanor Roosevelt ha detto: “Dove, dopo tutto, iniziano i diritti umani? Nei piccoli posti, vicino casa – così vicini, così piccoli che non possono essere visti in nessuna carta geografica del mondo.” E a Villadose, uno dei tanti piccoli posti del mondo, aria di diritti umani se ne è respirata a pieni polmoni.
di Patrizia Vita
Per me è sempre difficile mettere in parole le tante emozioni, sensazioni, suoni, sorrisi, sguardi, che emergono in maniera impressionante da Voci per la Libertà! Però da buon direttore artistico eccomi qua… Questa edizione di VXL, l’undicesima, per noi è stata sicuramente un banco di prova. Cambio di location: dopo 10 anni di fidanzamento con il CRG; cambio di durata: dopo i 10 giorni dell’anno scorso non potevamo aumentare ulteriormente; cambio di presidente dell’associazione e diverse new entry nel direttivo; cambio di impostazione artistica: l’edizione dell’anno scorso pur nella sua esaltante bellezza ci ha svenato sia economicamente che a livello di energie. Beh direi che come cambiamenti possono bastare e possono farvi capire come per noi questa nuova edizione (in ogni edizione c’è qualcosa di nuovo per noi…) fosse davvero qualcosa di importante!
Risultato: UN SUCCESSO SU TUTTA LA LINEA!!!!
La nuova location e la collaborazione con i ragazzi del rugby è stata apprezzata da tutti, i 6 giorni di festival sono la nostra giusta dimensione, il nuovo organigramma dell’associazione ha trovato il suo giusto equilibrio, per adesso…
Ed eccoci però al succo del festival, la musica e i diritti umani: sembra impossibile ma è proprio vero che in queste undici edizioni di VXL artisticamente mi sono quasi sempre trovato ad affermare che è stata l’edizione più bella. Ed anche quest’anno devo sinceramente ripetere l’affermazione: UN GRANDE FESTIVAL!!! Non starò qui a riprendere tutti i bellissimi momenti che gli artisti (perché per noi tutti quelli che calcano il palco di VXL sono artisti) ci hanno donato, dalle Prime Note dei nostri ragazzi super emergenti ai fantastici Subsonica, dalle Voci dei gruppi in concorso alla Libertà degli ospiti, dagli aperitivi Elettronici alla Nottevolmente Indipendente, c’è già chi l’ha fatto.
Da parte mia solo un grazie immenso a tutti coloro che assieme a noi (gli artisti in primis) fanno si che VXL da 11 anni rappresenti uno degli appuntamenti italiani più importanti della musica emergente e della promozione dei diritti umani ma questo dovreste averlo già capito dal nostro logo e dal nostro nome: VOCI PER LA LIBERTÀ.
di Michele Lionello
Aperitivi musicali ovvero l’esempio di come 2 parole si sposino perfettamente insieme. Perché? La musica crea atmosfera e i bicchieri pieni la riscaldano.
Se poi questo connubio è accompagnato dal fatto che i responsabili di questo appuntamento sono un gruppo di amici, amiche, fidanzati, mariti e mogli che ormai da diversi anni cominciano l’estate (e le ferie) con questo evento… allora il gioco è fatto.
Quest’anno, lontani dall’ormai famigliare portico Comunale (location nella quale si svolgevano gli a.m. degli scorsi anni), quello che temevamo era di non riuscire a ricreare lo stesso clima frizzante che ben precedeva l’inizio di ogni serata del festival.
In effetti la proposta dell’edizione 2008 è stata differente dagli scorsi anni, questo perché la vicinanza con il main stage ci ha spinti a promuovere dei Dj set che a parer nostro dovevano interferire meno con i soundcheck dei gruppi in concorso e degli ospiti.
Le interferenze, se ci sono state, non le hanno comunque colte i gruppi che dovevano suonare ma le persone che ogni sera riempivano i tavoli del nostro ristorantino; ad ogni modo, e questo ha comunque reso l’atmosfera assolutamente frizzante, chi doveva mangiare ha mangiato (e bene) e chi veniva agli aperitivi per dissetarsi…si è dissetato eccome.
di Sandro & Barbara
Un pubblico disciplinato, disponibile e attento come quello di Villadose è merce ormai difficilissima da trovare. E non parlo solamente degli affezionati, di chi è venuto a vedere ogni sera i gruppi emergenti, e anche Giorgio Canali, i Makako Jump, Paolo Benvegnù, il quale ha regalato ai presenti un divertentissimo “fuorionda” post concerto. Parlo anche del pubblico numerosissimo della domenica, richiamato dalla presenza dei Subsonica e del loro live set acustico fuori serie, che ha pazientato fino a mezzanotte senza mai mostrare segni di cedimento o di impazienza, ascoltando con attenzione i finalisti che si stavano giocando il tutto per tutto e le letture di Savino e Patrizia, serie, forti e necessarie ma in occasioni simili troppo spesso vissute malamente, come un fastidioso momento di riflessione forzata e istituzionale (cosa che non è, ma il pubblico è uno strano animale). Non siamo così ingenui da pensare che parlare di diritti umani abbia improvvisamente reso alcune centinaia di persone silenziose, serene e pacifiche. Che ad ottenere questo effetto sia stato invece il clima amichevole, casalingo, umile ma senza autolimitazioni, in poche parole estremamente accogliente del festival, beh, è qualcosa a cui si può tranquillamente credere.
di Alessandro Besselva Averame
Il festival, vissuto dalla parte posteriore del palco, quella che nessuno vede, ed alla quale molti non pensano nemmeno, perchè lo spettacolo è davanti, perchè tutto sembra funzionare in automatico; proprio lo stesso festival si trasforma in un evento completamente diverso da quello a cui tutti sono abituati a pensare parlando di un concerto… é qualcosa di parallelo, che trova la sua unica ragione nel cercare di far funzionare quello che il pubblico percepisce… quando iniziano i concerti diventa caotico, affollato di musicisti che ripetono gesti che per molti sono incomprensibili, ma che per loro sono fondamentali; non c’è nessuno che canta, ma molti che canticchiano o tamburellano nervosamente con le mani, suonano strumenti che non emettono alcun suono percepibile, se non nella loro immaginazione… Eppure dopo qualche minuto tutto cambia, le stesse persone salgono sul palco, qualche minuto per dar voce agli stessi strumenti che prima sembravano muti, ed ecco…..inizia lo spettacolo. Anche quest’anno, come ormai da qualche anno il mio compito consisteva nell’accoglienza dei gruppi e nel gestirli nei momenti precedenti e successivi alla loro esibizione… Un compito apparentemente facile, ma influenzabile da mille variabili impazzite…… gli artisti!!!
Devo dire che quest’anno a parte alcuni ritardi dovuti spesso alle distanze di viaggio non ci sono stati grossi problemi, ma succede sempre che un gruppo non arriva nei tempi previsti durante il live, bisogna andare a cercarlo per vie sconosciute….come al solito un delirio, ma è necessario, ed alla fine anche divertente!!! Insomma l’unico momento di tranquillità per quelli che stanno dietro al palco è quello della musica!!!
di Sandro Carraro
Direi che i piatti freddi sono troppi e che gli spaghetti allo scoglio hanno un prezzo eccessivo. Ma senti Paolo, hai chiamato il fornitore per il week end? Guarda che restiamo senza birra proprio con i Subsonica… Mio Dio si è rotta la cassa, io a Vigarano non ci vado. Le felpe sono pronte e anche le t-shirt per l’undicesima edizione del Festival: gold e dark chocolate. Vanno a ruba, nel senso vero e proprio.
I sei giorni passano velocemente, la mattina deconcentrata al lavoro è intervallata da telefonate di fornitori, procedure burocratiche, merchandising. Ho la testa da tutt’altra parte, oggi prendo il treno prima.
Voci per la Libertà e Club House “A. Fornasiero”, ma chi l’avrebbe mai detto? Certo che i loro terzi tempi sono ben diversi, ma sono convinta che si siano divertiti comunque… Musica, diritti umani e rugby, esiste una combinazione più nonsense? Eppure è stata una convivenza unica.
di Giada Trisolini
Il “mio” festival, come ormai da 11 anni a questa parte, è come una lunga maratona: comincia nell’esatto momento in cui si chiude l’ultima serata dell’ultima edizione… un anno di lavoro dietro le quinte che dura 365 giorni e che poi, come sempre, vola via in un batter d’occhio. Anche quest’anno il concorso ha messo a dura prova amicizie consolidate, sonni estivi presunti e non, integrità mentali e fisiche. Giorni e giorni passati davanti ad un pc che si divertiva a rendere il lavoro un inferno (maledetta Ram!!!) e con il tempo che non sembrava mai essere abbastanza: tutto il materiale cartaceo da preparare, le schede tecniche, le scalette dei live, i preventivi, i fax, le montagne di mail, i volantini, la fanzine da finire assolutamente(!), la grafica della t-shirt, il mettere 12 gruppi nella condizione di fare del loro meglio e agevolare il più possibile la loro visita a Villadose… dimentico qualcosa? Ah! il sito da aggiornare con le news e il programma, i banner da caricare, le partnership da aggiungere!…e dopo tutto questo, beh ho trovato il tempo e la voglia di scattare più di 1000 foto in 6 giorni… Che ne dite, per questa stagione posso ritenermi promosso?
Un’ultima cosa: non dimenticate le parole del nostro motivatore -“clap, clap… bene bene ragassi… clap, clap… anche quest’anno avremo un gran festival, bravi ragassi… clap, clap!”
di Gianpaolo “Wally” Vallese
Un aspetto poco conosciuto ma fondamentale del festival è l’accoglienza per i gruppi in concorso. A quelli che partecipano alle semifinali e quindi vengono a suonare sul palco di Voci per al libertà spettano vitto e alloggio. Il vitto è, ovviamente, fornito dalla ristorazione presente al festival, con un buono i gruppi possono mangiare e bere tranquillamente in mezzo agli spettatori presenti. Il dormire invece deve essere prenotato nei pochi alberghi in zona. Si tratta quindi di prenotare le camere giuste per ogni gruppo; 4, 5, 6 persone, con varie necessità, chi vuole una doppia, chi una singola ecc… Di solito non ci sono problemi e tutto fila via liscio. Ma può anche capitare che alle 9 della domenica mattina, quando si è andati a dormire alle 3 il sabato, dopo aver chiamato tutti i gruppi, quelli che sono arrivati alla finale e, purtroppo, quelli che sono stati eliminati, e aver fissato gli orari dei vari soundcheck, il proprietario dell’albergo ti chiami per chiederti : “Voi preferite ricevuta o fattura”? ….zzo, non se ne poteva parlare tranquillamente a mezzogiorno!?
di Giovanni Stefani
Scorci, scatti, fotogrammi, immagini viste da un mirino con l’occhio di chi si avvicina a questa situazione per la prima volta, inizialmente in maniera meramente marginale per poi incuriosito interessarsene più a fondo.
Fatte le prime considerazioni di dovere mi accorgo di come il tutto sia retto dai semplici rapporti di amicizia uniti ad un notevole impegno sociale senza dover ricorrere ad inutili formalità: “si collabora, si da quanto si può e ci si diverte tutti!”. L’impressione da spettatore è quella che più conta: un festival in controtendenza che non si adegua alle logiche delle feste della birra o delle feste di partito. Non c’è un profitto personale da rincorrere ma la volontà di trasmettere un messaggio confezionandolo in un prodotto di qualità. Da qui l’esigenza di mantenere alto in tutte le serate un messaggio volutamente più sociale che politico sfruttando come mezzo amplificatore la forza della musica, quella musica che non insegue le major o le tendenze commerciali….. si balla ma si riflette anche! Infine, noto la cura maniacale con cui è diretta dal lato tecnico la manifestazione. Tutti i servizi offerti (ristorante, bar, banchetti, cassa) funzionano a regime senza evidenziare alcuna carenza organizzativa, merito sia dei collaboratori (a quanto pare più che dediti alla causa), che degli organizzatori che dimostrano mano sapiente nel preparare la festa. Sono rimasto positivamente stupito dal livello di innovazione che la festa propone, come l’adozione di scalette che prevedono il backstage, l’utilizzo del maxischermo, l’ironia dei conduttori, la qualità dell’acustica e dei giochi di luce sul palco. Il tutto pone VXL come un’avanguardia per i festival del suo genere e non ha nulla da invidiare a feste ben più blasonate.
Il risultato finale è la soddisfazione dei visitatori che si sentono perfettamente integrati e sono ben disposti a farvi ritorno. Unico inconveniente: “ le zanzare!!!!!!”
PS: Chiedo scusa per l’improponibilità delle foto scattate…
di Oscar Rando
Ascolta la puntata – Parte 1°
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Ascolta la puntata – Parte 2°
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