Lo slogan di quest’anno sarà “Sui diritti umani non si torna indietro”.

Uno slogan che parte dal 10 dicembre 1948, quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite proclamava la Dichiarazione universale dei diritti umani. Per la prima volta veniva scritto che esistono diritti di cui ogni essere umano deve poter godere per la sola ragione di essere al mondo. Eppure la Dichiarazione è disattesa, anche perché ancora troppo sconosciuta. Amnesty International, Premio Nobel per la pace nel 1977 e Premio delle Nazioni Unite per i diritti umani nel 1978, è impegnata perché per tutti siano garantiti questi diritti. Si impegna, ogni giorno, per ricordare che sui diritti umani non si torna indietro.
Quest’anno al festival sarà presente con degli interventi dal palco Francesca Corbo dell’ufficio del portavoce e nella serata finale di domenica ci sarà inoltre Riccardo Noury , portavoce di Amnesty International Italia che interverrà nella conferenza delle 18.30 e sul palco per l’assegnazione ufficiale del Premio Amnesty International Italia a Roy Paci.

E TU COSA PUOI FARE?
Amnesty International con le sue campagne mobilita milioni di persone. Grazie a questo sforzo collettivo otteniamo cambiamenti nelle vite dei singoli e di intere comunità.
Tutte le nostre azioni sono basate su fatti documentati. È per questo che i nostri ricercatori sul campo verificano e segnalano le violazioni dei diritti umani. Raccolte di firme, manifestazioni e pressioni sulle istituzioni sono gli strumenti per portare attenzione su queste violazioni e attraverso un’attività di informazione costante, sensibilizziamo l’opinione pubblica sulle nostre campagne.

FIRMA QUESTI APPELLI

CODICI IDENTIFICATIVI SUBITO
Chiediamo di prevedere misure di identificazione per gli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico. Diciotto anni dopo il G8 di Genova del 2001, molti dei responsabili delle gravi violazioni dei diritti umani commesse in quell’occasione sono sfuggiti alla giustizia, restando di fatto impuniti. In parte, il motivo è legato all’impossibilità di identificare gli esecutori materiali da parte dell’autorità giudiziaria.
Per porre fine alle violazioni dei diritti umani che vedono un coinvolgimento delle forze di polizia e riaffermare il ruolo centrale di queste nella protezione dei diritti umani, è essenziale che le lacune esistenti vengano al più presto colmate.
La richiesta è quella di esporre un codice identificativo alfanumerico sulle divise e sui caschi per gli agenti e i funzionari di polizia (senza distinzione di ordine e grado) impegnati in operazioni di ordine pubblico. Ciò avrebbe un duplice effetto di trasparenza: verso i cittadini, che saprebbero chi hanno di fronte, e a garanzia di tutti gli agenti delle forze dell’ordine che svolgono correttamente il loro servizio.

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codici identificativi polizia

FERMIAMO LA DETENZIONE E LA TORTURA DI RIFUGIATI E MIGRANTI IN LIBIA
Tortura, detenzione, sfruttamento e violenze sessuali rappresentano l’orrore quotidiano per tanti rifugiati e migranti in Libia. Invece che mettere fine a questi abusi, l’Europa sta aiutando la Libia a proseguire nelle violazioni. Fornendo alla Guardia costiera libica formazione e imbarcazioni per trasportare i migranti indietro nel paese, i leader europei contribuiscono a sofferenze inenarrabili. Rifiutando le persone traumatizzate ed esauste di attraccare nei loro porti, l’Europa mette a rischio la vita delle persone.Le soluzioni esistono e cambiare questo sistema non è impossibile.
Amnesty International ha chiesto ai leader europei la formulazione di un serio piano riguardante gli sbarchi, la riforma del sistema di Dublino e percorsi sicuri e legali che forniscano alternative alle persone che s’imbarcano in viaggi pericolosi. Mentre in Libia, migliaia di persone, sono attualmente arbitrariamente trattenute in condizioni terrificanti nei centri di detenzione, è necessario porre fine alla detenzione arbitraria e indagare sulle accuse di tortura e maltrattamenti, reimpostando la cooperazione con il paese in materia di migrazione e dando priorità alla protezione dei diritti umani.

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centri detenzione libia

#VERITÀPERGIULIOREGENI
Giulio Regeni era un cittadino italiano e uno studente di dottorato presso l’Università di Cambridge, nel Regno Unito. Stava conducendo una ricerca sui sindacati indipendenti in Egitto nel periodo successivo al 2011, quando finì il governo di Hosni Mubarak.
Era al Cairo per svolgere la sua ricerca quando, il 25 gennaio 2016, il quinto anniversario della “Rivoluzione del 25 gennaio”, è scomparso. Il suo corpo, con evidenti segni di tortura, è stato ritrovato nove giorni dopo, il 3 febbraio, in un fosso ai bordi dell’autostrada Cairo-Alessandria.
Da allora è partita una grande campagna e migliaia di persone, enti, scuole, media hanno esposto striscioni con la richiesta di verità per Giulio Regeni.
Alla vigilia di ferragosto del 2017 il governo italiano ha annunciato la volontà di “normalizzazione” nei rapporti con l’Egitto e la volontà di rimandare l’ambasciatore al Cairo: l’Italia rinuncia all’unico strumento di pressione per ottenere verità nel caso di Giulio Regeni, ma la nostra battaglia continua.

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PROGETTO HETEMETER
Partner della manifestazione quest’anno sarà il progetto Hatemeter, che ha lo scopo di accrescere le conoscenze sull’hate speech (incitamento all’odio e alla discriminazione) anti-islamico online e di sostenere le ONG nella lotta all’islamofobia a livello europeo. La piattaforma monitora e analizza automaticamente i dati di Internet e dei social media sul fenomeno e produce risposte e suggerimenti automatici per supportare contro-narrative e campagne di sensibilizzazione. La piattaforma Hatemeter è sperimentata e validata da tre ONG di Stati Membri dell’Unione europea: Amnesty International -Italia, CCIF-Collectif contre l’Islamophobie en France – Francia e StopHateUK – Regno Unito. Il progetto è co-finanziato dal “Rights, Equality and Citizenship Programme (2014-2020)” della Commissione europea – Directorate-General Justice and Consumers. Durante la giornata conclusiva del festival, domenica 21 luglio, saranno presenti dei rappresentanti del progetto ad illustrarne i contenuti.
Alla conferenza delle 18.30 presso il Centro Congressi: Sara Tonelli (Fondazione Bruno Kessler), Marco Guerini (Fondazione Bruno Kessler), Gabriele Baratto (Università di Trento), Francesca Cesarotti (Amnesty); in serata alle 21.00 sul palco del festival: Serena Bressan (Fondazione Bruno Kessler), Gabriele Baratto (Università di Trento), Francesca Cesarotti (Amnesty).

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