Il Rapporto 2015-2016 di Amnesty International documenta la situazione dei diritti umani in 160 paesi e territori durante il 2015. In molte parti del mondo, un notevole numero di rifugiati si è messo in cammino per sfuggire a conflitti e repressione. La tortura e altri maltrattamenti da un lato e la mancata tutela dei diritti sessuali e riproduttivi dall’altro sono stati due grandi fonti di preoccupazione. La sorveglianza da parte dei governi e la cultura dell’impunità hanno continuato a negare a molte persone i loro diritti.

 

Slide rapporto AI

 

Il Rapporto 2015-2016 di Amnesty International documenta la situazione dei diritti umani in 160 paesi e territori durante il 2015. In molte parti del mondo, un notevole numero di rifugiati si è messo in cammino per sfuggire a conflitti e repressione. La tortura e altri maltrattamenti da un lato e la mancata tutela dei diritti sessuali e riproduttivi dall’altro sono stati due grandi fonti di preoccupazione. La sorveglianza da parte dei governi e la cultura dell’impunità hanno continuato a negare a molte persone i loro diritti.

 

Questo rapporto rende merito a tutte le persone che si sono attivate in difesa dei diritti umani in tutto il mondo, spesso in circostanze difficili e pericolose. Il testo contiene le principali preoccupazioni e le richieste di Amnesty International ed è una lettura fondamentale per chi elabora strategie politiche, per gli attivisti e per chiunque sia interessato ai diritti umani.

 

“Il 2015 ci ha lasciato una bruttissima eredità: è stato uno dei rari anni in cui non abbiamo avuto risultati positivi, anzi registriamo arretramenti anche in quei Paesi di democrazia più avanzata”: lo ha dichiarato Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia, a commento della diffusione del Rapporto 2015-2016 sulla situazione dei diritti umani nel mondo. “È stato un anno scuro e difficile, ricco di crisi umanitarie e crimini di guerra contro l’umanità. Non si vedevano cose del genere dai primi anni Novanta”, ha spiegato. “I Paesi occidentali continuano a violare il diritto internazionale, in particolare quello umanitario” e, a questo proposito, ha ricordato “i recenti bombardamenti sugli ospedali di Medici senza frontiere (Msf) in Siria”. Per il direttore generale di Amnesty Italia “c’è una generale indifferenza nei confronti dei diritti civili: il crollo dell’Europa dei valori è un elemento molto preoccupante. Oggi c’è molta indifferenza anche rispetto alla sofferenza delle persone e dei rifugiati che si accumulano alle frontiere dei Paesi europei”. Infatti “la politica è infarcita di discorsi xenofobi e razzisti, seppur vietati dalla legge. Esiste un vero degrado della responsabilità e della moralità della politica”. Per Rufini “viviamo in un panorama all’interno del quale la cosiddetta comunità internazionale è ormai assente e ciò è particolarmente preoccupante. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ad esempio, ha impiegato 4 anni per emettere la sua prima risoluzione, abbastanza insignificante, sulla guerra in Siria. Mentre la Turchia, invece, sta diventando la Libia del nostro decennio”. Toccando il tema del terrorismo, Rufini lo ha definito “una reminiscenza mai scomparsa” che “ci fa guardare con preoccupazione al mondo di oggi, che è privo di un governo globale, di un’autorità in grado di garantire il benessere e i diritti per la popolazione civile. Soprattutto in Occidente le cose stanno peggiorando ovunque”. Rufini ha concluso il suo intervento ricordando la condizione delle donne che “non godono degli stessi diritti degli uomini, anzi in molti paesi c’è stato un peggioramento gravissimo della situazione. Ci sono donne vendute al mercato degli schiavi, matrimoni forzati per bambine di 10-12 anni e mutilazioni genitali femminili che continuano”.

 
fotopresentazioneamnestyDossier2016I numeri del Rapporto (pubblicato in Italia da Infinito edizioni) sono chiari: “60 milioni le persone che si trovano lontano dalle loro case, molte delle quali da diversi o molti anni; almeno 113 i Paesi nei quali la libertà d’espressione e di stampa sono state sottoposte a restrizioni arbitrarie; almeno 30 i Paesi che hanno rimandato illegalmente rifugiati verso Paesi in cui sarebbero stati in pericolo; almeno 19 i Paesi nei quali sono stati commessi crimini di guerra o altre violazioni delle ‘leggi di guerra’; almeno 36 i Paesi nei quali gruppi armati hanno commesso abusi”. Una lista lunga che denuncia anche la morte di “almeno 156 difensori dei diritti umani occorsa durante la prigionia o altrimenti uccisi, la detenzione di prigionieri di coscienza, ossia persone che avevano solamente esercitato i loro diritti e le loro libertà, la celebrazione di processi iniqui, maltrattamenti e torture”. E tutto questo “nel silenzio e nella generale indifferenza della comunità internazionale” come rimarcato da Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia.

 

 

IL RAPPORTO È SUDDIVISO IN CINQUE AREE + UN APPROFONDIMENTO PER L’ITALIA

 

 

AFRICA SUBSAHARIANA

AFRICA SUBSAHARIANA

 

AMERICHE

AMERICHE

 

ASIA E PACIFICO

ASIA E PACIFICO

 

 

EUROPA E ASIA CENTRALE

EUROPA E ASIA CENTRALE

 

 

MEDIO ORIENTE E AFRICA DEL NORD

MEDIO ORIENTE E AFRICA DEL NORD

 

 

ITALIA

ITALIA

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Naviga il rapporto completo su: http://rapportoannuale.amnesty.it/

 

È stato un vero e proprio ‘annus horribilis”‘ quello appena trascorso per le violazioni dei diritti umani nel mondo. A ribadirlo è Amnesty International che ha diffuso il suo Rapporto 2015-2016 in cui fornisce un’analisi della situazione globale dei diritti umani in 160 Paesi di tutti i Continenti. Nel 2015 molti Governi hanno violato in “modo sfacciato” il diritto internazionale: oltre 122 Stati hanno praticato maltrattamenti e torture e più di 30 hanno rimandato illegalmente rifugiati verso Paesi in cui sarebbero stati in pericolo. Il Rapporto denuncia, inoltre, violenze e minacce contro attivisti per i diritti umani, l’adozione di misure draconiane di sicurezza, la sofferenza di milioni di persone nelle mani di gruppi armati. Una “insidiosa e strisciante” tendenza: “I Governi attaccano di proposito le istituzioni che hanno creato per proteggere i diritti di tutti, riducono i finanziamenti a esse destinati o le ignorano”

COVERLa mal concepita reazione di molti governi alle minacce alla sicurezza nazionale si è tradotta in un attacco alla società civile, al diritto alla riservatezza e a quello alla libertà di parola. Per far questo, i governi hanno persino violato le loro stesse leggi”. Oltre 70 anni di lavoro e di progresso umano “sono a rischio” così come gli organismi sui diritti umani delle Nazioni Unite, il Tribunale penale internazionale e meccanismi regionali come il Consiglio d’Europa e il sistema interamericano dei diritti umani “minacciati da governi che cercano di sfuggire ai controlli sulla situazione interna dei loro Paesi”. Il conflitto della Siria è “uno degli orribili esempi delle catastrofiche conseguenze, per i diritti umani, del sistematico fallimento delle Nazioni Unite nel tener fede al loro ruolo vitale nel rafforzamento dei diritti umani e del diritto internazionale”. Per Amnesty International c’è il “disperato bisogno di rinvigorire le Nazioni Unite”. Un’ottima occasione potrebbe essere l’elezione del nuovo segretario generale (in carica da gennaio 2017).

Gli stati membri delle Nazioni Unite hanno quest’anno la storica opportunità di rinvigorire l’organizzazione, sostenendo un forte candidato al ruolo di segretario generale che abbia la volontà, la forza personale e la visione necessarie per respingere i tentativi degli Stati di minacciare i diritti umani a livello nazionale e internazionale.