Nella giornata finale di Voci per la Libertà non sono certo mancate le emozioni. Grande attesa per la consegna del Premio Amnesty International Italia a Carmen Consoli per il miglior brano sui diritti umani con “L’uomo nero”. È la sua seconda vittoria, che coincide con la ventesima edizione del Premio e con la venticinquesima del festival.

Nel pomeriggio l’incontro con il portavoce di Amnesty Italia Riccardo Noury, il Sindaco di Rosolina Michele Grossato, il direttore artistico del festival Michele Lionello e Carmen Consoli.

Carmen ha parlato con passione al pubblico e agli addetti ai lavori venuti ad ascoltarla di questa “canzoncina nata ai piedi dell’Etna” che con sarcasmo si scaglia contro le dittature, partendo dalla sua infanzia, «Da mio nonno che si chiamava Toffolo e che dal Veneto è andato fino in Sicilia per cercare fortuna, una terra dove fin dai tempi di Federico II ha sempre cercato di riunire i popoli che arrivavano da altre parte e dove lui infatti si trovò benissimo. Ora a me viene in mente una frase di Francesco Bacone: “Il dominio dell’uomo consiste solo nella conoscenza: l’uomo tanto può quanto sa”. Un popolo che non fa della conoscenza il nutrimento dell’anima è destinato alla dittatura di cui parlo nella mia canzone, all’uomo nero che con fare da piacione promette di risolvere tutti i problemi.

‘L’uomo nero’ parla di dittatura ma non è una dittatura specifica, non è totalitarismo, non è cesarismo, è una nuova forma di dittatura. Provengo da una famiglia sana, che mi ha abituato all’idea che la diversità genera ricchezza. Mia madre veniva dal nord e si confrontava con i siciliani. Le due famiglie trovarono grandi punti in comune, da tutte due le parti c’era l’idea dell’accettazione del diverso.

Mio papà mi diceva di pensare al significato di democrazia: potere nelle mani del popolo. Io ragiono sul fatto che il dominio dell’uomo è nella conoscenza, un popolo che non fa della conoscenza elemento essenziale, nutrimento per l’anima e il cuore è destinato all’infelicità, ai governi balneari. E soffre la minaccia perenne della dittatura, come quella del mio dittatore, che è un piacione, risolve tutto urlando, perché così ottiene il consenso. Questa dittatura potrebbe anche travestirsi con la democrazia. Non è solo destra. È una deriva neofascista, un atteggiamento subumano, è il pesce grosso che mangia il pesce piccolo.

In un certo momento il problema dell’Italia per qualcuno era una nave ferma a Lampedusa. Con argomentazioni di puro populismo. C’è bisogno di parlare di altro, di ambiente, di integrazione. Altrimenti generiamo solo conflitto e conflitto.
Abbiamo bisogno di recuperare tempo, per me è qualcosa di fondamentale: tempo per approfondire, per studiare, per essere in grado di scegliere. La rivoluzione in questo paese è la cultura. Viva la cultura, che potrebbe anche diventare una risorsa economica»,

Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ha invece affermato: «Siamo arrivati all’uomo nero dopo anni di narrazioni tossiche che hanno diviso questo paese, slogan faciloni come “prima gli italiani”, teorie come quelle che i diritti ad un certo punto finiscono, l’idea folle che i diritti si meritano comportandosi ‘bene’. Queste narrazioni dovrebbero produrre un senso di allarme, invece hanno prodotto l’idea che gruppi di persone sono considerate una minaccia da altri. I campanelli d’allarme servono e questo brano lo è. Ogni volta che lo si ascolta dovremmo pensare a che società vogliamo, una società basata sui diritti, favorita da una politica di coraggio. Perché una società basata sull’odio, sull’esclusione non ha futuro, ha solo passato e il passato è l’uomo nero».

Sola con la sua chitarra, Carmen Consoli ha infiammato il palco di Rosolina Mare dove si è esibita in quanto vincitrice del Premio Amnesty International Italia, all’interno di Voci per la Libertà, la storica manifestazione che coniuga musica e diritti umani. Carmen ha dedicato al pubblico tre intense canzoni, sola con la sua chitarra, ha infiammato il palco di Rosolina Mare regalando emozioni uniche.

«Dovrò decidere, dovrò convincere / E la paura è il sentimento che unisce / Saprò difendere a oltranza il mio confine / Ho un arsenale di slogan per vincere (…) Oh, mein Führer, è il momento di tornare dall’inferno / Storpi, artisti, debosciati, preparatevi i bagagli / Baldi avanguardisti, è tempo di tornare allo scoperto / Sono il vostro condottiero, forse rude, ma sincero», cita il testo del brano.

Carmen Consoli prima del concerto ha detto: «Dedico questa serata alla mia famiglia, ad Amnesty International, a Voci per la Libertà. Non mi aspettavo questo premio è una bellissima sorpresa. E poi vengo con piacere in una terra che è un po’ anche la mia visto che una parte della mia famiglia arriva dal Veneto”

,Hanno effettuato la premiazione Francesca Corbo e Ileana Bello di Amnesty International Italia, questa la motivazione: «L’uomo nero denuncia le narrative sovraniste, velenose e divisive, che in questi anni sono diventate purtroppo popolari in molti stati, Italia compresa. Con sarcasmo, Consoli ci mette in guardia da quello che può succedere senza la cultura, la conoscenza dell’altro e il rispetto dei diritti umani».