Non c’è bisogno che Amnesty International ti fornisca i dati sulla povertà mondiale; probabilmente ne conosci già molti. Non c’è bisogno che Amnesty International prepari un altro piano per porre fine alla povertà; ce ne sono già molti e ci sono molti dibattiti su quale sia più meritevole di sostegno. Ma se vuoi cambiare il fatto che almeno 963 milioni di persone ogni sera vanno a dormire affamate, che un miliardo di persone vivono in insediamenti abitativi precari, che ogni minuto una donna muore per complicazioni legate alla gravidanza, che 1,3 miliardi di persone non hanno l’assistenza sanitaria di base, che 2,5 miliardi di persone non hanno servizi igienici adeguati e che 20.000 bambini al giorno muoiono per questo, allora devi ascoltare. Proteggere i diritti di chi vive in povertà non è solo un’opzione: è un elemento essenziale di qualunque soluzione.
Le persone che vivono in povertà non soffrono soltanto per la mancanza di mezzi, ma vivono in trappola: escluse, senza possibilità di parola e minacciate da violenza e insicurezza. I diritti umani sono la chiave per farle uscire da quella trappola. Il rispetto dei diritti umani esige l’inclusione, esige che le persone abbiano voce ed esige che chi sta al potere faccia in modo che le persone possano vivere libere dalla paura e dal bisogno. Il pieno rispetto dei diritti umani impone di riconoscere che tutti hanno il diritto di vivere con dignità e che tutti hanno il diritto a cibo, acqua, assistenza medica di base, istruzione e alloggio. Forse puoi pensare di avere già sentito questo argomento: la necessità di mettere i diritti umani al centro dello sviluppo. Ma sebbene siano in molti a riconoscere il collegamento, sono troppo pochi quelli che agiscono come se i diritti fossero davvero importanti. Per molti governi e attori internazionali, i diritti umani sono soltanto due parole scritte su un pezzo di carta. Perciò, i progetti intrapresi in nome dello sviluppo possono peggiorare la situazione dei poveri. La crescita economica, per quanto importante, è perseguita come se fosse l’unico mezzo in grado di fornire una soluzione e la si ritiene riuscita perfino quando le disuguaglianze si fanno più forti e le vite dei più marginalizzati non migliorano. Non esiste un meccanismo per obbligare i governi a rispettare gli impegni che hanno assunto. Troppo spesso i governi scelgono con cura i diritti da tutelare e da promuovere. Alcuni chiedono la democrazia e il diritto di proprietà, insistendo che porteranno prosperità. Altri vogliono sopprimere le libertà, argomentando che la “stabilità” è essenziale per la crescita economica, cruciale per gli investimenti nella sanità e nell’istruzione. Amnesty International ha trascorso quasi 50 anni svolgendo ricerche e campagne sui diritti umani concentrandosi sui diritti civili e politici, contro la repressione, la tortura, le uccisioni. Più recentemente ha lanciato campagne per la realizzazione di tutti i diritti umani. La nostra esperienza ci ha insegnato che i diritti sono veramente indivisibili. Chi vive nella paura e nell’insicurezza ha più probabilità di ritrovarsi in situazione di bisogno, ma chi vive nel bisogno ha più probabilità di dover fronteggiare altre violazioni dei diritti umani che ingenerano paura e insicurezza. Noi sappiamo che le violazioni dei diritti umani provocano e perpetuano la povertà. E che la povertà riconduce direttamente alle stesse violazioni. Che tutti gli esseri umani nascano liberi ed eguali in dignità e diritti è il vero fondamento dell’infrastruttura dei diritti umani. E soltanto l’infrastruttura complessiva è il presupposto perché ognuno possa godere delle stesse possibilità, dello stesso basilare livello di vita, sicurezza, risorse, di libertà dalla paura e del diritto di partecipazione.