Un gruppo tutto al femminile quello delle Mujeres Creando, vincitrici del Premio Web Social 2018, si raccontano in questa intervista.

BIO MUJERES CREANDO
La band “Mujeres Creando”, composta da musiciste napoletane, sperimenta sonorità il cui fil rouge è costituito dall’originale set strumentale utilizzato: violino, fisarmonica, chitarra cross-over, percussioni e loop station. Nasce nel 2010 in formazione di trio quando tre donne amanti della musica, Anna Claudia Postiglione, chitarrista, Igea Montemurro, violinista e Giordana Curati, fisarmonicista, si incontrano e si divertono a suonare insieme, poi cominciano a dedicarsi a delle proprie composizioni musicali. Negli anni si aggiungono Assia Fiorillo (una delle giovani voci più interessanti del panorama partenopeo), Marisa Cataldo, eclettica musicista e specialista in percussioni e batteria e Agnese Mari, bassista. Nel 2011 nascono ufficialmente le Mujeres Creando. I brani che nascono, Tangorà, Once more, L’idea, Ex Valzer, Le stelle sono rare vengono inseriti in uno spettacolo che il gruppo porta in locali e night del territorio regionale. La visibilità crescente, i consensi, le critiche, stimolano e definiscono sempre di più il progetto. Nel 2014 le Mujeres Creando vengono ingaggiate dal comune di Marsala (TP) per un’esibizione in teatro in occasione dell’8 Marzo. A quella giornata e alla storia dell’autodeterminazione delle donne viene dedicata la scrittura di un altro inedito: A woman’s day. Per l’occasione del tour siciliano si unisce al gruppo Da quel momento, la band consolida la presenza in numerosi eventi culturali e artistici, si esibisce in concerti in giro per l’Italia e, naturalmente continua il lavoro di creazione ed arrangiamento di suoi brani inediti. Nascono La Cruna di un ago, Mani fredde, E Je parlo ‘e te, Per sempre e ancora. Nel luglio 2015, la band si esibisce alla serata di gala dell’AJD Alto Jonio Dance Festival, selezionata come miglior band emergente. A giugno 2016 è selezionata tra le migliori band emergenti ed invitata a partecipare al festival “Meeting del mare 2016” a Marina di Camerota (SA). Ad agosto 2016 è selezionata ed invitata a partecipare al festival “La Luna e i calanchi” ad Aliano (MT). A gennaio 2017 si aggiudica il contest “Musica Giovane” ed è selezionata per esibirsi al concerto dell’Epifania 2017 RAI, condividendo il palco con i big della scena artistica internazionale. Ad Ottobre 2017, si aggiudica la call del festival internazionale “Chantiers de la Scène” organizzato da La Friche di Strasburgo. Il 26 gennaio 2018 esce il disco “Le stelle sono rare” (Apogeo Records), anticipato dal videoclip “Per Sempre E Ancora”. Nel 2018 si aggiudicano il Premio Web Social a Voci per la Libertà – Una Canzone per Amnesty e arrivando alla finale del concorso.

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L’INTERVISTA
Com’è stata la vostra esperienza al Festival? Come mai avete deciso di parteciparvi e quali erano le vostre aspettative?
Abbiamo deciso di partecipare al festival Voci per la Libertà per proporre il brano “E je parlo ‘e te”, inserito nel nostro disco uscito a gennaio 2018, e dare visibilità al tema dell’omofobia attraverso la rivendicazione di un amore lesbico che chiede visibilità e dignità. Sapevamo che la campagna di Amnesty sostenuta dal Festival quest’anno era dedicata all’immigrazione, tema che peraltro ci sta molto a cuore, ma abbiamo voluto comunque dare voce e, speriamo coraggio, ai tanti, uomini e donne, che ogni giorno lottano per affermare il proprio diritto ad amare. Creare un’empatia su questo argomento per noi era fondamentale ed era l’unica nostra aspettativa. È stata un’esperienza entusiasmante, abbiamo conosciuto persone speciali: attivisti, volontari, musicisti emergenti molto in gamba e artisti affermati, insieme siamo stati parte di un unico grande coro quella della rivendicazione dei diritti umani. Un segnale molto forte.

La canzone in concorso con la quale avete concorso è E je parlo ‘e te, che parla della storia d’amore tra due donne, cosa ancora oggi vista da molti come sbagliata. Da dove è arrivata l’ispirazione per questo brano molto intenso? Ci sono stati episodi in particolare?
(Risponde Assia, autrice del testo)
Si, è stata scritta nel periodo in cui si parlava della proposta, poi divenuta legge, di Cirinnà sulle unioni civili. Il tema, in quel periodo in particolare, veniva affrontato spesso con toni molto duri in tutta Italia. Il colpo di coda degli omofobi su quella legge fu, per quanto mi riguarda, particolarmente violento. Tutta quella atmosfera fu per me fonte di una rabbia tale che decisi di esprimere esattamente quel sentimento, e poi la sua evoluzione, nel testo di “E je parlo ‘e te”, che si posava sulle note di una musica che era stata precedentemente composta dalle ragazze del gruppo. Inizialmente feci leggere loro soltanto il testo e non dissi che era scritto sulla melodia che avevano creato. Quando le vidi convinte ed orgogliose di condividere con me quelle parole, cominciai a cantare su quella melodia “orfana di testo” che mi avevano fatto ascoltare tempo prima, en passant. Nel brano che ne è venuto fuori c’è la rabbia rispetto alla violenza e all’incomprensione da parte degli altri, la voglia di andare via che però si trasforma nel coraggio di pronunciare il nome della persona amata. È un invito a sconfiggere l’odio con l’amore ed il coraggio.

Con E je parlo ‘e te siete state le vincitrici del Premio Web Social 2018: attraverso un social network e un sito, le persone avevano la possibilità di ascoltare i brani in concorso e votare. Qual è la vostra opinione in merito alle piattaforme digitali come strumento per la diffusione della musica?
L’assegnazione del premio è stato un riconoscimento importante per la band, e tra l’altro ci ha consentito di esibirci sul palco di “Voci Per la Libertà”. È stata per noi un’emozione intensa. I nostri canali social (Facebook, Instagram, e così via) ed il nostro sito web (www.mujerescreando.it) ci hanno consentito nel corso del tempo di consolidare la “rete” di relazioni con i fans, con cui siamo sempre in costante comunicazione. Le piattaforme digitali quali: SoundCloud, Spotify, iTunes, Youtube music, Bandcamp e così via rappresentano i canali di fruizione più immediati per gli amanti della musica, basti pensare alla possibilità di avere a disposizione sui propri smartphone una quantità pressoché illimitata di musica proveniente da tutto il mondo, con l’indubbio vantaggio di poter filtrare e scoprire i generi più vicini ai propri gusti. Tra gli altri aspetti da tenere in considerazione riteniamo importante il vantaggio legato alla semplificazione della comunicazione tra artista e fan, agevolata dall’interattività dei canali telematici. Insomma, una rivoluzione che ha modificato totalmente il mercato. Questo nostro “carattere social” ci ha premiato, consentendoci di vincere un premio importante legato ad Amnesty International, con la quale condividiamo i valori e le lotte.

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Quali sono le vostre influenze musicali e com’è il panorama artistico nella vostra zona e soprattutto, è più o meno difficile per un gruppo di donne affermarsi in questo panorama?
La nostra ispirazione è la World Music, filtrata ed elaborata dal bagaglio artistico di ogni componente della band. I nostri brani hanno quindi uno stile musicale eclettico, che riflette la personalità di ognuna, ed in realtà offre un amalgama di questa commistione, legata alle origini artistiche delle componenti. In quanto artiste napoletane ed in senso lato campane, i nostri immediati vicini artistici oggi attingono e contaminano i propri brani con elementi musicali provenienti dalla musica napoletana classica e dal dialetto della città, con influenze arabeggianti e di musica popolare (talvolta definito come neapolitan wave); la scena partenopea è in fermento, il mercato indie sta conoscendo una fase di ridefinizione. L’elemento creativo dalle nostre parti è sempre stato un segno distintivo del popolo e questo determina la presenza di grandissimi musicisti e autori, che negli anni si sono succeduti e continuano a succedersi. In quanto band di donne, la lotta di genere è sempre attuale, le ondate di violenza contro le donne, nonché femminicidi quotidiani ed efferati sono purtroppo una triste realtà. Noi donne abbiamo sempre dovuto affermarci nell’inserimento in campo lavorativo, politico e sociale ed essere femministe si traduce in un percorso di memoria e coscienza, di attraversamento della propria storia e dei propri diritti. La musica è lo strumento che utilizziamo per raccontare tra l’altro anche questo lato della nostra identità.

Secondo voi, la musica e l’arte in generale, sono un mezzo efficacie per sensibilizzare sui diritti umani?
Crediamo molto nel potere della musica e in generale dell’arte, di comunicare e sensibilizzare sui diritti. Probabilmente ha da sempre avuto questa funzione e in un momento in cui la comunicazione ha un ruolo così determinante nella vita delle persone e nella creazione del pensiero, gli artisti devono cogliere l’opportunità di arrivare all’anima delle persone, annerita dall’odio e dagli egoismi, con messaggi forti e chiari che parlino di solidarietà, di giustizia e di uguaglianza sociali. L’arte può e deve fare questo, oggi più che mai, usando i suoi potenti codici comunicativi capaci di sfuggire alle manipolazioni e di arrivare in profondità.

Quali sono i prossimi progetti che avete in serbo?
La promozione del disco “Le stelle sono rare” (Apogeo Records / Ed. Marechiaro 2018) ci vedrà impegnate almeno fino alla fine dell’anno e probabilmente per i primi mesi del 2019, quando avremo alcune date estere, durante le quali il tour sarà al suo apice. Al contempo, lavoriamo all’arrangiamento di brani a cui teniamo molto e alla scrittura di inediti. Siamo una band a cui piace rivisitare i “classici” della musica italiana ed internazionale, reinterpretando secondo il nostro sound le composizioni altrui e quindi proporle al nostro pubblico, durante gli spettacoli e gli eventi a cui partecipiamo. I brani inediti costituiscono un’esperienza importante, nella nostra natura è la costruzione di un’identità musicale che finora ha portato alla realizzazione del nostro primo disco. Siamo molto contente di sapere che sta avendo un buon riscontro di critica e pubblico.


E JE PARLO ‘E TE

(Tratto dall’album “Le stelle sono rare”)

cover album

Nun è ccà
Ca te purtasse
Si putessemo partì,
Nunn è chisto ‘o posto nuosto
Si ogni juorno va accussì

Nun è ccà
Si ce guardammo
E nisciuno vo’ capì
Quanto bene ce vulimme
Ma st’ammore resta ‘ccà

E guarda ‘nfaccia senza scuorno,
E guarda annanz’ senza dio,
Si vuje ‘o guardate o no, nun cagna
L’ammore overo no, nun se ferma accussì
Si nun ó chiamme accussì

E je parlo ‘e te, e ll’uocchie rireno cuntente
E nun tengo bisogno e niente
E si nun ‘o pozzo chiammà ammore
Allora ‘o chiammo accussi
Cu ‘o nomme tuojo accussi.

~

[Traduzione dal dialetto napoletano]
Ed io parlo di te
Non è qui
Che ti porterei
Se potessimo partire
Non è questo il nostro posto
Se ogni giorno va così

Non è qui
Se ci guardiamo
E nessuno vuol capire
Quanto bene ci vogliamo
Ma quest’amore resta qui

E guarda in faccia senza vergogna
E guarda avanti senza Dio
Se voi guardate o no, non cambia
L’amore vero no, non si ferma così
Se non lo chiami così

Ed Io parlo di te e la gioia si legge negli occhi
E non ho più bisogno di niente
E se non posso chiamarlo amore, allora lo chiamo così, con il tuo nome

LINK UTILI
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