Sul palco di Voci per la Libertà, ci hanno trasportato in una dimensione profonda, interiore, con il loro linguaggio musicale a metà strada tra cantautorato italiano e pop internazionale: sono Il Quarto Imprevisto e andiamo a conoscerli meglio in questa loro ultima intervista.

 

Breve bio de Il Quarto Imprevisto

 

il quarto imprevisto vxl

I ragazzi de Il Quarto Imprevisto arrivano da Napoli, città in cui hanno fondato la band nel 2012. Tre anni dopo danno alle stampe la propria opera prima, “Resti”, per l’etichetta Full Heads/Audioglobe: dieci canzoni in cui, tra suoni analogici ed elettronica, viene raccontata l’eterna contrapposizione tra ragione ed emozioni, compiendo un viaggio al cui centro c’è l’Uomo. Le canzoni de Il Quarto Imprevisto sono davvero degli affreschi di emozioni, dove i testi attraversano con uno sguardo attento quello che accade dentro: la loro musica è una finestra aperta sul mondo interno, su quanto attraversa tutti noi e ci emoziona.

Il brano presentato al festival, Le regole da rispettare, pone al centro l’idea di uguaglianza tra persone. Oltre ogni sorta di distinzione, quello che resta è davvero la persona, l’individuo, con le proprie emozioni. “Tra le differenze noi restiamo uguali”, recita il ritornello. Un invito a muoversi oltre il proprio io ed aprirsi all’altro, al diverso. Il messaggio è affidato alla metafora di due mani che si cercano, si incontrano e, infine “dipingono il loro universo”.

 L’intervista a Il Quarto Imprevisto

 

Come è stata la vostra esperienza al festival Voci per la Libertà? Perchè avete scelto di partecipare ad un concorso che parla di diritti umani?

Dobbiamo dire che è stata decisamente positiva. L’attenzione riservata a chi ancora si ostina a scrivere canzoni, l’accoglienza riservataci dallo staff e dalla comunità intera di Rosolina Mare, il piacere dell’incontrarsi con i colleghi che hanno condiviso con noi quest’esperienza, sono tutte cose che ricorderemo con estremo piacere.
L’idea di partecipare al Festival è nata un po’ per caso, ci siamo ritrovati ad aver scritto “Le Regole da rispettare” e conoscevamo il premio, così’ come conoscevamo Amnesty International. Ecco, l’idea di associare il nostro nome a qualcosa che avesse a che fare con una decisa presa di posizione nei confronti di determinate tematiche, ora che forse certi valori meriterebbero ancora più attenzione, crediamo abbia fatto scattare la molla. La storia del premio del resto parla da sé, molti dei musicisti collegati ad esso negli scorsi ani sono tra i nostri ascolti. In un certo senso hanno rappresentato un’ottima referenza per quanto riguarda la serietà dell’organizzazione, effettivamente riscontrata una volta lì.

Come nasce il brano in concorso “le regole da rispettare” e di cosa parla?

Il testo si sviluppa intorno alla metafora di due mani che si cercano, si sfiorano, fino a trovarsi. È un invito ad andare oltre il proprio modo di essere, oltre le proprie condizioni e convinzioni. Andare oltre le differenze, per congiungersi con l’altro.

Il vostro progetto musicale nasce nel 2012: qual è il vostro percorso e le vostre ispirazioni musicali?

Non siamo propriamente un gruppo da salti nel vuoto. Abbiamo impiegato anni per arrivare al nostro primo disco: è stato un cammino bello, ma anche difficile. Abbiamo pubblicato soltanto nel 2015, dopo quasi tre anni, il nostro primo disco. È un lavoro di cui siamo contenti, una buona istantanea di quello che siamo arrivati ad essere dopo un primo periodo di conoscenza. È stato come mettere un punto ad una parte della nostra esistenza. Ha richiesto tempo, oltre che la composizione delle canzoni, il nostro voler essere pienamente soddisfatti del sound da dare ad esse, la ricerca della giusta interpretazione. In questo ci hanno aiutato ovviamente i nostri ascolti, certo, anche se non li prendiamo come modelli da seguire. Lasciamo semplicemente che le canzoni si vestano da sole. Possiamo dire che è l’attitudine alla musica, l’approccio al lavoro, a rendere un artista un riferimento, più che il tipo di musica proposta. Ascoltandoci, non si direbbe che, ad esempio, Capossela sia uno dei nostri più grandi “ispiratori”.

In questo momento state registrando il vostro secondo album in studio, dopo l’uscita di Resti: quali sonorità troveremo nel nuovo album? E quali tematiche contiene?

In linea di massima abbiamo intenzione di dare più spazio alla componente elettronica già presente nel primo disco, anche se non vogliamo perdere di vista la forma canzone. L’obiettivo è quello di arrivare ad un prodotto qualitativamente buono, che rappresenti un passo avanti, una giusta continuazione di quanto si può ascoltare in Resti. Sostanzialmente, comunque, l’impianto compositivo resterà quello, così come la poetica, sempre orientata all’uomo e alle sue emozioni. È comunque tutto ancora in fase embrionale, quello che ci aspetta è un periodo di pause, di incertezze, di ripensamenti, ma siamo sicuri potrà venir fuori qualcosa di credibile, di finito.

quarto imprevisto voci

 

Le regole da rispettare: il brano in concorso

Cover RestiDue mani che si incontrano non hanno occhi per guardarsi dentro
Due occhi che si osservano possono cadere l’uno dentro l’altro
E mettere a fuoco solo il centro
Un sospiro entra ed esce dallo stesso corpo
Viaggia nell’aria per entrare dentro un altro mondo
Davanti ad un vuoto ti chiedi se è solo un riflesso
Ascoltami bene, muovi il tuo dissenso verso un altro male
Non ti conviene, se non trovi regole da rispettare
Ma cosa conviene, se tra le differenze noi restiamo uguali?
Se dentro il disordine non riconosciamo più le nostre mani
Due mani che si attendono non hanno colpe da tenere dentro
Nel tempo si conservano per trovarsi in un istante eterno
E come in un gioco dipingono il loro universo
Ascoltami bene, muovi il tuo dissenso verso un altro male
Non ti conviene, se non trovi regole da rispettare
Ma cosa conviene, se tra le differenze noi restiamo uguali?
Se dentro il disordine non riconosciamo più le nostre mani

 

Per approfondire

Il sito ufficiale de Il Quarto Imprevisto

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