È uscito il primo numero del 2017 di I AMNESTY, il trimestrale sui diritti umani di Amnesty International, scaricabile gratuitamente da questo sito http://trimestrale.amnesty.it

Il primo numero del nuovo anno è dedicato alle condizioni dei migranti in arrivo in Italia: il 2016 si è rivelato un anno particolarmente drammatico, con oltre 174.000 arrivi e 4200 morti in mare. Un trend in crescita, purtroppo, che preoccupa e dimostra che le misure adottate finora non stanno riducendo le traversate per mare. Di questo ne parla sul numero di I AMNESTY Metteo de Bellis, ricercatore del Segretariato internazionale dell’organizzazione, che ha guidato la missione di ricerca in Italia, alla base del recente rapporto sull’“approccio hotspot” , e Ivan Grozny Compasso, giornalista freelance che ha seguito vari casi di accoglienza e discriminazione dei migranti nel nostro paese.

Cos’è l’approccio hotspot

Questo approccio consiste in tre passaggi fondamentali: l’identificazione di tutte le persone approdate in Italia tramite rilevamento delle impronte digitali; un loro raèido screening per separare chi possa essere ritenuto richiedente asilo da quanti invece sono ritenuti irregolari sul nostro territorio e alla fine l’incanalamento di questi ultimi verso procedura di allontanamento dall’Italia. Insieme a Matteo de Bellis Amnesty si è chiesta se queste nuove misure avessero un impatto sui diritti degli uomini, donne e bambini approdati in Italia: sul nuovo numero potrete leggere i risultati di 8 mesi di ricerche e interviste a 170 rifugiati e migranti.

migranti i amnesty 2017

 

Ancora al tema dei migranti, ma questa volta a quelli bloccati in Grecia, è dedicato il racconto di Ghias Aljund, a sua volta rifugiato siriano nel 1998 e oggi attivista impegnato in campagne e iniziative in difesa dei diritti di rifugiati e migranti.

Razaw Salihy, ricercatrice del Segretariato internazionale, ci parla della sua ultima missione nel nord dell’Iraq, dove ha rilevato le conseguenze della situazione a Mosul e la condizione delle persone in fuga dal conflitto.

Nell’ultimo numero di I AMNESTY anche un’intervista a due rappresentati delle comunità di pace in Colombia di recente in visita in Italia, i risultati della maratona di firme Write for rights, la foto vincitrice del concorso “Riscattati” e tante altre novità.

Da non perdere l’intervista a Chef Rubio, popolare protagonista della serie tv “Unti e bisunti” e ambasciatore di Amnesty International per la maratona di firme, che ci racconta il suo impegno per i diritti umani.

E ancora le news dal mondo, i rapporti pubblicati dall’organizzazione, le buone notizie, gli appelli, le recensioni, i video e le gallerie fotografiche.

Cos’è I Amnesty

copertina i amnesty 2017Si tratta del notiziario trimestrale sui diritti umani di Amnesty International, disponibile anche nella vesione online scaricabile: un modo nuovo e pratico per essere informati sui diritti umani! All’interno tanti approfondimenti, con possibilità di accedere ad ulteriori contenuti come link, video, file audio e gallerie fotografiche; oltre all’opportunità di firmare direttamente gli appelli.

I Amnesty ospita i contributi di giornalisti, fotografi, testimonial e difensori dei diritti umani che ci offrono il loro punto di vista sui temi dei diritti umani.

Per visualizzarlo basta visitare il sito www.trimestrale.amnesty.it, dove oltre a scaricare il pdf, sono disponibili alcuni dei contenuti dell’ultimo numero pubblicato.

 

 

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L’editoriale di Antonio Marchesi

marchesi presidente amnesty italiaCara amica, caro amico,

la pubblicazione del rapporto di Amnesty International “Hotspot Italia”, di cui parliamo in questo numero, ha provocato reazioni diverse. È stato bollato come un insieme di “cretinaggini” e di “falsità” dal direttore del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Viminale, Mario Morcone (al quale ha fatto eco il capo della polizia Gabrielli). Abbiamo registrato le reazioni ostili di alcuni esponenti politici e preso atto delle minacce (per ora soltanto tali) di azioni legali da parte di sindacati di polizia. Altre istituzioni, dal garante dei diritti delle persone private della libertà alla Commissione per i diritti umani del senato, ci hanno preso sul serio e hanno voluto subito ascoltarci. Sul rapporto sono stati pubblicati numerosi articoli e presentate interrogazioni parlamentari. Di fronte agli attacchi abbiamo ricevuto messaggi (e firme) di solidarietà. Insomma, “Hotspot Italia” non è passato inosservato. E questo è un risultato importante. Meglio ancora sarebbe stato se il governo avesse voluto confrontarsi nel merito di quello che emerge da una ricerca condotta con molto impegno e rigore. Il rapporto, del resto, è ricco e articolato e da conto sia delle ombre che delle luci: vi si riconosce il lavoro svolto dall’Italia nel salvataggio di vite umane in mare e il fatto che un’ampia maggioranza delle forze di polizia si sia comportata correttamente. Ma si forniscono anche i resoconti di episodi di maltrattamento e di casi di espulsione verso paesi a rischio, di fronte ai quali ci saremmo aspettati approfondimenti e risposte, non apprezzamenti pesanti e dinieghi a priori. E, possibilmente, anche una ri essione sui limiti del (fallimentare) “approccio hotspot”. Noi continueremo semplicemente a fare il nostro lavoro con serietà, determinazione e imparzialità, senza timore nei confronti di nessuno, evitando al contempo di farci trascinare in spirali di polemiche. Il nostro atteggiamento, in altre parole, sarà quello di sempre: competenza, rigore e una comunicazione sobria, da un lato, apertura al dialogo e al confronto dall’altro, avendo come unico obiettivo l’impatto positivo sui diritti e sulla vita delle persone. Speriamo di avervi come sempre dalla nostra parte.