È uscito il quarto numero del 2016 di I AMNESTY, il trimestrale sui diritti umani di Amnesty International, scaricabile gratuitamente dal sito. Questo numero è dedicato alla situazione della guerra in Siria e alla sua popolazione.

Il notiziario di Amnesty contiene un emozionante articolo di Francesca Borri, reporter freelance e collaboratrice de il Fatto Quotidiano, che fornisce un quadro della situazione attraverso la voce di Yousef, un medico siriano che fa il pensolare con la Turchia: “Qui ormai ognuno combatte la sua guerra”, dice Yousef. “In teoria, sì, la metà est, la metà dei ribelli, è sotto assedio. Ma in realtà dipende dalle singole brigate. In realtà, paghi e passi”. E prosegue: “Ormai questa non è una guerra sola: sono molte guerre insieme. E il problema è che nessuna di queste guerre è una guerra per la Siria”. Parla della guerra in Siria anche Andrea Iacomini, portavoce di  Unicef, che ci racconta la “guerra ai bambini” che si sta consumando nel Paese ea cui non viene data sufficiente voce; mentre Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, apre uno spaccato sulle terribili torture che si consumano nelle carceri siriane.

guerra siria amnesty international

Restando sul terribile tema della tortura, I AMNESTY da’ uno sguardo anche all’Italia con due interviste, una al professore Pasquale De Sena e l’altra al fratello di Riccardo Magherini.

In questo nuovo numero, troviamo anche il racconto di Eleonora Masi, una nostra connazionale che ha vissuto di recente in Turchia, in cui parla del crollo degli argini della democrazia nel paese: Eleonora ha 25 anni, pugliese e ha fatto l’insegnante di inglese in un asilo di Istanbul, città in cui si era trasferita nel 2014; definitivamente ritornata in Italia, nelle sue parole troviamo il racconto di comeha vissuto sulla sua pelle il collasso di una democrazia che ha modificato pericolosamente i suoi connotati.

 

Da non perdere l’intervista a Tommaso Zanello alias “Piotta”, in cui l’artista parla della sua musica e del suo impegno. Proprio quest’anno Piotta è stato ospite del nostro festival salendo sul palco di Rosolina Mare: una serata non solo di ritmi hip hop, ma anche di occasioni di riflessione sui diritti umani, grazie ai molti i messaggi lanciati dall’artista per attivarsi e far sì che la dignità umana venga rispettata, comunque e ovunque. Piotta è cantante, musicista e produttore affermato nella scena alternativa sin dagli anni novanta e, più precisamente, dal 1998, quando viene dato alle stampe “Comunque vada sarà un successo”. Ben otto gli album già pubblicati, l’ultimo dei quali dal titolo “Nemici” (2015), che contiene “Barbara”, per lui terza candidatura al Premio Amnesty International Italia.

 

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Mai più spose bambine: sostieni la campagna!

 

spose bambine

Non dimentichiamo però la tragica situazione delle spose bambine, per le quali Amnesty International continua a reclamare il diritto all’infanzia, all’istruzione e alla libertà dalla violenza. Hai tempo fino al 12 novembre per sostenere attivamente la campagna attraverso una semplice donazione tramite sms al 45523.

Cos’è I Amnesty

copertina IV 2016Si tratta del notiziario trimestrale sui diritti umani di Amnesty International, disponibile anche nella vesione online scaricabile: un modo nuovo e pratico per essere informati sui diritti umani! All’interno tanti approfondimenti, con possibilità di accedere ad ulteriori contenuti come link, video, file audio e gallerie fotografiche; oltre all’opportunità di firmare direttamente gli appelli. 

I Amnesty ospita i contributi di giornalisti, fotografi, testimonial e difensori dei diritti umani che ci offrono il loro punto di vista sui temi dei diritti umani.

Per visualizzarlo basta visitare il sito www.trimestrale.amnesty.it, dove oltre a scaricare il pdf, sono disponibili alcuni dei contenuti dell’ultimo numero pubblicato.

 

 

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EDITORIALE DI ANTONIO MARCHESI

marchesi presidente amnesty italiaCara amica, caro amico,

avevo voluto essere moderatamente ottimista, a metà settembre, mentre scrivevo l’editoriale per questo numero della nostra rivista, pensando che la tregua patrocinata da Usa e Russia avrebbe potuto reggere. Pensavo, o meglio speravo, che almeno per qualche settimana le armi (ne sono state usate di ogni genere, comprese quelle assolutamente vietate dal diritto internazionale) avrebbero taciuto. Purtroppo mi sono sbagliato e ho dovuto rimettere mano al testo. La tregua, con l’attacco a un convoglio di aiuti umanitari che ha provocato la morte di una dozzina di persone, è finita. La Siria è un paese sventrato, distrutto e svuotato da un conflitto feroce che, dalla fine del 2011, ha visto il continuo moltiplicarsi di attori, sponsor, fornitori di armi, profittatori di sventure. E che ha visto, di conseguenza, il numero dei morti aumentare fino a non meno di 300.000 (secondo gli ultimi dati) e causare la fuga oltre confine di cinque milioni di abitanti (mentre un numero ancora maggiore avrebbe voluto farlo, ma non ci è ancora riuscito). Incapace di limitare il numero altissimo di vittime, paralizzata fino al febbraio 2014 dai veti in Consiglio di sicurezza, la comunità internazionale dovrebbe ora provare a salvare la faccia dalla peggiore figura fatta finora nel XXI secolo cercando, almeno, di proteggere i vivi. E per fare questo deve garantire percorsi legali e sicuri per i richiedenti asilo provenienti dalla Siria ma anche ottenere la massima protezione dei civili e delle infrastrutture civili, la fine degli assedi delle città e dei villaggi, la rimozione degli ostacoli all’arrivo degli aiuti umanitari, il rilascio dei prigionieri di coscienza detenuti nelle carceri governative e dei civili presi in ostaggio dai gruppi armati, la fine delle torture. Il futuro della Siria è un’incognita. Mentre ne se discute su vari tavoli, occuparsi del drammatico presente di centinaia di migliaia di donne, uomini e bambini è un impegno inderogabile.